UNA NUOVA GEOGRAFIA PER LEGGERE LA REALTÀ
Per cambiare radicalmente bisogna analizzare la realtà con lenti nuove. La prima scienza che ci permette di conoscere la realtà che ci circonda è la geografia e noi partiamo di lì: disegnandone una “nuova”, che è anche la più antica e naturale.
La geografia, così come è stata definita nel corso degli ultimi secoli è stata strettamente funzionale all’imperialismo prima, al capitalismo poi e al liberismo più sfrenato oggi. Un cambio di approccio alla geografia è la premessa per trasformare l’attuale modello di sviluppo.
Non dobbiamo più considerare la terra come una mappa piatta su cui tracciare confini, uno spazio da conquistare, gestire, controllare, percorrere nel minor tempo possibile. Nella nuova geografia di Terra Madre la terra è un globo fatto di suoli, acqua, aria, luoghi e relazioni: fra donne e uomini, fra specie (fra esseri umani, animali, piante), fra comunità.
Non c’è solo la dimensione orizzontale, ma anche quella verticale (l’altitudine), che diventa la più importante. I confini politici (stati e regioni) passano in secondo piano, e puntiamo l’attenzione sugli ecosistemi. Analizziamo le fragilità, i problemi, le soluzioni e le opportunità, non in quanto italiani o francesi, ugandesi o argentini, ma in quanto abitanti di montagne, colline, pianura, isole, città…
TERRE ALTE
La cura del territorio come opportunità per riattivare le economie locali. Nelle Terre alte sono protagonisti i prodotti delle aree montane e collinari: i mieli di montagna e i formaggi da erba, ma anche i tuberi e le radici (dalle patate andine alle rape), i legumi e i cereali di montagna (i ceci, l’amaranto, il teff) e i pani prodotti in quota (con farina di segale, di farro), e ancora le erbe selvatiche, le castagne, le mele, l’agave dell’altopiano messicano, i caffè.

Terre Alte. Razza ovina frabosana roaschina, Italia (Piemonte). Presidio Slow Food.
Mostriamo come i sistemi di gestione e cura del territorio (terrazzamenti, alpeggi, gli andenes in Perù, la milpa messicana) rappresentino un’opportunità per riattivare le economie locali e una risposta a problematiche diffuse, quali lo spopolamento, il dissesto idrogeologico, la crisi delle produzioni agricole e della pastorizia.
TERRE D’ACQUA
Il benessere dell’ecosistema passa dalla constatazione che oceani, mari, acque interne e risorse idriche sono un bene comune. Appartengono a tutti, e tutti dobbiamo prendercene cura. Nelle Terre d’acqua portiamo i progetti di pesca sostenibile – dal Mediterraneo ai Mari del Nord ai Caraibi – e per la tutela del mare, degli oceani e delle acque interne. E allarghiamo lo sguardo ai sali, gli oli, le alghe e, ovviamente, il riso che è la coltura acquatica più importante.

Terre d’acqua. La tonnarella di Camogli, Italia (Liguria), Presidio Slow Food. Ph. Konstantin Gebser
Mettiamo al centro la riflessione sull’acqua e sugli oceani intesi come beni comuni a rischio e la necessità di tutelarli sviluppando aree protette, valorizzando il lavoro delle piccole comunità costiere, ma anche mostrando come tutti dovremmo occuparci della sua salute, impegnandoci a non inquinarla e a non sprecarla.
TERRE BASSE
L’ecosistema in cui si affrontano due sistemi di produzione nettamente contrapposti. Da un lato, le monocolture e gli allevamenti intensivi; dall’altro le fattorie diversificate e di piccola scala, simbolo di rigenerazione.

Terre Basse. Il cavolfiore di Moncalieri, Italia (Piemonte), Presidio Slow Food. Ph. Valerie Ganio Vecchiolino.
Nelle terre basse l’agroecologia viene proposta come soluzione al dilagare dell’agricoltura intensiva, alle monocolture, alla desertificazione e ai problemi connessi. Al tempo stesso, la riduzione del consumo di carne e la promozione di un allevamento sostenibile e attento al benessere animale sono l’alternativa che Slow Food propone agli allevamenti industriali e alla deforestazione.
TERRE E CITTÀ
Un ecosistema equo e inclusivo, dove l’informazione e la consapevolezza dei cittadini possono fare la differenza. Terre e città è un ecosistema che non può mancare nella nostra rappresentazione, per il semplice fatto che oggi più della metà dei cittadini della popolazione mondiale vive in aree urbane e che questa percentuale è destinata ad aumentare ulteriormente.

Terre e città. Il Mercato della Terra di Bologna Ex Dazio. Ph. Archivio Slow Food.
Se da un lato le città sono fra le principali responsabili della crisi climatica, dall’altro possono diventare le principali fucine per l’innovazione, sperimentando nuovi modelli di convivenza e sviluppo, promuovendo politiche integrate del cibo volte a mitigare gli effetti ambientali e orientare i consumi collettivi.